martedì 1 marzo 2011

Il cemento mangia 12 milioni di verde


Sono i metri quadri persi in pianura negli ultimi cinque anni. In tutto, rimasti 72 mila ettari coltivabili
Le associazioni: per difenderli da Pgt troppo «aggressivi» serve definire gli ambiti strategici agricoli

La superficie agricola effettivamente coltivabile in Bergamasca si è ridotta a 72 mila ettari. In cinque anni (dal 2005 al 2010) il cemento si è mangiato quasi 3 mila ettari, oltre 1.200 dei quali in pianura (si è passati da 25.480 a 24.220 ettari). Il che significa 12 milioni di metri quadri di verde in meno. Non va meglio in collina (da 17.340 a 16.460 ettari; -880 ettari) e in montagna (da 32.520 a 31.950 ettari; -570).

I dati li fornisce l'Abia (Associazione bergamasca imprese agromeccaniche), elaborandoli su base Dusaf-Regione Lombardia. Il suo presidente, Leonardo Bolis, lancia l'allarme: «La superficie agricola effettivamente coltivabile nella nostra provincia ha subito negli anni un processo di progressiva contrazione. Se non vogliamo rischiare di pregiudicare irrimediabilmente il futuro del nostro settore primario, premiamo perché la Provincia definisca al più presto gli ambiti agricoli strategici».

La Pianificazione
La Regione, infatti, ha appena spostato più in là il termine ultimo per l'approvazione dei Pgt (Piani di governo del territorio), con cui molti Comuni sono ancora alle prese (nella Bergamasca è pronto solo il 29% degli enti). Ma un altro punto (oltre al ritardo) è che a essere incerto è ancora il quadro sovraccomunale, quello del Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale), cui mancano diversi piani settoriali, a partire dalla definizione degli ambiti agricoli strategici, ovvero dei terreni rurali da preservare a ogni costo. Questione annosa, che si trascina almeno dal 2004, anno in cui il Ptcp fu approvato dal Consiglio di via Tasso.
«Il timore – interviene Bolis – è che il processo di definizione istituzionale degli ambiti agricoli strategici che, secondo la legge regionale 12 del 2005, dovrebbe consentire alle amministrazioni provinciali di preservare una certa quota di territorio per usi esclusivamente agricoli, venga attuato troppo tardi, permettendo a molti Comuni di attuare Pgt eccessivamente indulgenti verso grandi progetti di edificazione a fini residenziali o produttivi».
 
Gli ambiti strategici
La normativa regionale, infatti, prevede che le Province definiscano le parti del territorio che in futuro dovranno restare agricole e non potranno essere destinate a nessun altro uso nell'ambito dei Pgt adottati dai Comuni. In particolare, il Ptcp deve individuare gli ambiti strategici destinati all'attività agricola, dettando specifiche norme di valorizzazione, uso e tutela. «Partendo – fa notare Bolis – dal riconoscimento della "multifunzionalità" dello spazio rurale e della sua importanza sotto molteplici punti di vista, da quello economico e produttivo, a quello ambientale e naturalistico».

In gioco le coltivazioni
La partita che si sta per giocare è quindi di cruciale importanza per il futuro del settore primario e, conseguentemente per quello agromeccanico. «Si tratta di stabilire ora – precisa Bolis – quali terreni saranno stabilmente dedicati alle diverse forme di coltivazione e quali potranno essere oggetto di trasformazione urbanistica a fini industriali, commerciali o residenziali».

Spazi agricoli da salvare
«È l'occasione per porre un freno alla scomparsa di molte aree rurali – aggiunge Bolis –. Ma per aspirare ad avere un settore primario vitale ed efficiente dobbiamo poter fare un ragionamento serio sulla disponibilità complessiva di superficie agricola utile nel prossimo decennio. Un'agricoltura professionale e sostenibile deve poter pianificare a medio e lungo termine, per dare vita a piani pluriennali di coltivazione, condivisi dai vari attori che operano in ambito rurale».
Benedetta Ravizza - L'Eco di Bergamo - Mercoledì 02 Marzo 2011 CRONACA, pagina 28

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