Opinioni

Una lira da scordare
Mettono tenerezza i cittadini che chiedono la rottamazione dell’euro e il ritorno alla vecchia moneta. Non rimpiangono la lira, ma il tempo della lira. Quando le famiglie risparmiavano ancora, l’economia cresceva poco ma cresceva, e la svalutazione gonfiava gli affari. Fare un mutuo costava il doppio di adesso e l’inflazione viaggiava a due cifre, però i cinesi stavano dietro la Muraglia, gli slavi ansimavano dietro il Muro e i brasiliani e gli indiani esportavano solo miseria. Il mondo era un posto relativamente piccolo e ordinato che coincideva con l’Occidente. Ma se oggi tornasse la lira, di quel tempo tornerebbe soltanto lei. Insieme con l’inflazione a due cifre.
I cinesi non andrebbero certo indietro, e nemmeno i brasiliani. In compenso noi andremmo al supermercato con la carriola: non per infilarci la spesa ma i soldi necessari a comprarla. Una pila di cartaccia che della vecchia lira conserverebbe soltanto il nome. Secondo i calcoli più ottimistici perderemmo in un giorno il 30 per cento del valore di tutto ciò che ci resta, diventando la replica della Germania di Weimar che fece da culla al nazismo.
Mettono tenerezza i cittadini spaventati dal futuro, quando si aggrappano a un passato che non può tornare. Mentre provocano soltanto rabbia quei politici che queste cose le sanno benissimo, ma preferiscono lisciare il pelo del popolo impaurito invece di guardarlo negli occhi e dirgli parole adulte: che chi perde la strada deve resistere alla tentazione di tornare indietro, perché solo andando avanti troverà il sentiero che lo riporterà sulla strada perduta.

Massimo Gramellini - La Stampa

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Perché i politici non capiscono

Inutile che ci arrabbiamo. Vivono tutti, spesso da decenni, chiusi nei loro uffici, nei loro palazzi, nelle loro auto blu. Non hanno idea di cosa significhi andare fare la spesa o prendere un tram. Insomma, sono tagliati fuori dalla realtà. Anche per questo, dopo un po', dovrebbero tornare tutti a fare una vita 'normale'

Giovanna Cosenza, nel suo recente "Spotpolitik" (Laterza), studia la perdurante incapacità della classe politica italiana a comunicare in modo persuasivo coi suoi elettori. Certamente si è quasi abbandonato il politichese burocratico, anche se ancora Cosenza ne ritrova spietatamente le tracce in un comunicatore della nuova generazione come Vendola.

E non tanto da Berlusconi ma addirittura da Kennedy era iniziata l'era della comunicazione politica basata non sul simbolo o sul programma bensì sull'immagine (e il corpo) del candidato. E ancora assistiamo al passaggio, definitivo e ormai inevitabile, dal comizio allo spot pubblicitario.

Ma mi pare che su un punto questo libro ritorni dall'inizio alla fine: i nostri politici non riescono a comunicare perché quando parlano non si identificano coi problemi della gente a cui si rivolgono, ma sono incentrati "autoreferenzialmente" sui loro problemi privati.

Ma come, anche Berlusconi, che ha saputo parlare con parole semplici, slogan efficaci, approcci basati sul sorriso e addirittura sulla barzelletta? Anche. Forse non in quei momenti felici in cui ha saputo porsi dal punto di vista dei suoi ascoltatori e - interpretando i loro desideri più inconfessati - ha detto loro che era giusto non pagare le tasse; ma in generale, e specie negli ultimi tempi, egli parlava ossessivamente dei suoi nemici, di chi gli remava contro, dei magistrati che gli volevano male, e non del fatto che la "gente" stava avvertendo la crisi economica che poi non è più riuscito a nascondere.

Ora, lasciando ai lettori il gusto di centellinare le cattiverie che Cosenza non risparmia a nessuno (e forse il più bersagliato è Bersani), vorrei chiedermi perché i nostri uomini di governo non sanno immedesimarsi nei problemi delle persone comuni. La risposta l'aveva data tempo fa

Hans Magnus Enzesberger in un articolo (non ricordo più con che titolo e dove l'avesse pubblicato) in cui rilevava che l'uomo politico contemporaneo è l'essere più separato dalla gente comune perché vive in fortini protetti, viaggia in automobili blindate, si muove contornato da gorilla, e pertanto la gente la vede ormai solo di lontano, né gli capita mai di fare la spesa in un supermercato o la coda a uno sportello comunale. La politica, minacciata dal terrorismo, ha dato vita ai membri di una casta condannata a non sapere nulla del paese che deve governare. Casta sì, ma nel senso dei paria indiani, tagliati fuori dal contatto con gli altri esseri umani.

Giovanna Cosenza Soluzioni? Occorrerebbe stabilire che l'uomo politico non può stare né al governo né in parlamento se non per un periodo molto limitato (diciamo i cinque anni di una legislatura o, a essere indulgenti, due). Dopo dovrebbe tornare a vivere da persona normale, senza scorta, come prima. E se poi, dopo un determinato periodo di attesa, ritornasse al potere, avrà avuto alcuni anni di esperienze quotidiane fuori-casta.

Questa idea potrebbe suggerirne un'altra: non dovrebbe esistere una categoria di politici di professione, e parlamento e governo dovrebbero essere lasciati a cittadini normali che decidono di servire il paese per un breve periodo. Ma sarebbe un errore, e dannosissimo, da grillismo deteriore.
Chi si dedica al mestiere della politica, in varie organizzazioni, apprende delle tecniche di gestione della cosa pubblica e, vorrei dire, un'etica della dedizione, come accadeva ai politici professionisti della Dc o del Pci che facevano generosa gavetta nelle associazioni giovanili e poi nel partito.

E, per la scelta che avevano fatto, non avevano messo insieme imprese private, studi professionali, fabbrichette o imprese edili, e quindi, entrati in parlamento o al governo, non erano tentati di salvaguardare o addirittura incrementare le proprie ricchezze - come accade invece a chi, messo in parlamento da un Capo a cui poi deve rendere quel favore e dal quale riceve l'esempio di un disinvolto conflitto d'interessi, è portato a imitarlo. Che poi, anche lavorando in un partito, si possa cedere alla corruzione, sarebbe malaugurato incidente, ma non farebbe parte di un sistema

Umberto Eco 

L'Espresso 14 giugno 2012

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Il Codice Grillo


Quando saremo al potere, spiega Grillo in un’intervista a «Sette», i politici verranno giudicati da un tribunale di cittadini incensurati estratti a sorte, che li condannerà ai lavori socialmente utili e alla restituzione del malloppo. Vedo già formarsi una ola da Bolzano a Trapani.

Sorprende la moderazione del gabibbo barbuto: se avesse proposto di mozzare le mani ai ladri e la lingua agli ospiti dei talk show sarebbe stato portato in trionfo da tutti i sondaggi che chiedono agli italiani se preferiscono l’aumento della benzina o quello dello stipendio.

Le persone hanno fame di capri espiatori per calmare l’ansia. Fin troppo facile blandirle con il populismo. Perciò merita rispetto la presa di distanza di Enrico Strabotti Bon, militante del movimento 5 Stelle sezione adulti: «La crisi ha ragioni più complesse.

Magari potessimo ridurla a una vicenda di guardie e ladri. Ciò detto, chi ha commesso dei reati non la passerà liscia. Ma guai se a giudicarlo fossero i tribunali del popolo. Erano già poco democratici nella democratica Atene, dominati dall’emotività e dall’odio che si porta dietro altro odio. Giacobini, nazisti, stalinisti, talebani: non c’è epuratore che non li abbia usati per epurare, salvo esserne epurato a sua volta.

Prima o poi, Beppe, quel tribunale giudicherebbe anche te. Il peggior Stato di diritto è meglio della migliore giustizia popolare».

Condivido Enrico Strabotti Bon. Non foss’altro perché me lo sono dovuto inventare. Sempre in attesa che un seguace reale di Grillo trovi la forza di ricordargli che non ci siamo liberati di un contaballe per consegnarci a un ayatollah.

BUONGIORNO di Massimo Gramellini di oggi 31/5


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“Cumù de put San Piero” - Veto della Croce Rossa

Un volantino ha scatenato una vivace polemica a Ponte San Pietro tra l’amministrazione e la sezione locale della Croce Rossa. Tutto parte dall'intestazione in dialetto.

Un volantino ha scatenato una vivace polemica a Ponte San Pietro tra l’amministrazione e la sezione locale della Croce Rossa. Non stiamo parlando di un documento politico, bensì della pubblicità a una serata danzante a scopo benefico patrocinata dal Comune.

Al commissario della sezione locale della Cri non è piaciuta l’intestazione del volantino distribuito dal Comune: “Cumù de Put San Piero, Bèrghem”. Nulla di nuovo, sia chiaro: l’amministrazione a guida leghista da un paio di mesi ha infatti introdotto il dialetto in tutti i documenti ufficiali.

Il sindaco Valerio Baraldi ha più volte dichiarato di voler sostenere il “bilinguismo” con corsi ad hoc, convegni e altri appuntamenti. Ezio Casali ha inviato una lettera di diffida al primo cittadino: “Con la presente in qualità di Commissario Locale, e quindi rappresentante legale, della C.R.I. Comitato Locale BG Ovest e Valle Imagna, mi dissocio dal volantino in allegato in quanto ritengo assolutamente fuori luogo la comparsa sotto il logo del Vostro Comune le scritte in dialetto, peraltro mai apparse in precedenti comunicazioni.

L’inserimento di frasi in dialetto porterebbero, inevitabilmente, ad una connotazione politica che la Croce Rossa Italiana non può assolutamente accettare viste le sue funzioni di neutralità. Questo volantino inoltre potrebbe avere risvolti legali nei miei confronti”. 

Il sindaco sarà presente alla serata anche se ritiene che la polemica sia pretestuosa: "E' on onore per noi utilizzare il dialetto nei documenti ufficiali. Lo fanno tanti altri Comune e noi andremo avanti per la nostra strada".

Pronta risposta anche da parte del consigliere regionale del Carroccio Roberto Pedretti a cui è stata inoltrata la missiva: “Ha preso una cantonata perché il dialetto non ha connotazione politica, ma culturale. Se il commissario della Croce Rossa ripudia il suo dialetto ripudia la sua cultura. Si impegni a organizzare al meglio la serata di beneficenza e non perda tempo con queste stupidate”.




Bergamonews - Venerdì, 2 Dicembre, 2011

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.... perchè mai   questi  politici  dovrebbero cambiare la legge elettorale ?


Per la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti  l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per  cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui  prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza  privata finanziata da Montecitorio.

A rendere pubblici questi dati sono  stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza  denominata Parlamento WikiLeaks.
Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non  solo ai 630 onorevoli. Ma anche a 1109 loro
familiari compresi (per  volontà dell'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio.
Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10  milioni e 117mila euro. Tre milioni e 92mila euro per spese  odontoiatriche.
Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in  ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche  private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per  fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro. Quattrocentottantotto mila  euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai  problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari.
Per curare i problemi delle vene varicose (voce "sclerosante"), 28mila e  138 euro. Visite omeopatiche 3mila e 636 euro.


I deputati si sono anche  fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno  chiesto il rimborso all'assistenza integrativa del Parlamento per 153mila  euro di ticket.
Ma non tutti i numeri sull'assistenza sanitaria privata dei deputati,  tuttavia, sono stati desegretati. "Abbiamo chiesto - dice
la Bernardini -  quanti e quali importi sono stati spesi nell'ultimo triennio per alcune  prestazioni previste dal 'fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio  balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura  (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l'importo degli interventi per  chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera
non ce li  hanno voluti dare". Perché queste informazioni restano riservate, non  accessibili?
Cosa c'è da nascondere?
Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: "Il sistema informatizzato di gestione contabile dei dati
adottato dalla Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto del principio generale dell'accesso agli atti in base al quale la domanda non può comportare la necessità di un'attività di elaborazione dei dati da parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire le informazioni secondo le modalità richieste".
Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. "Non ritengo - spiega la deputata Rita Bernardini - che la Camera debba provvedere a dare una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela per conto proprio avendo gia l'assistenza che hanno tutti i cittadini italiani.
Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un privilegio, possono pagarselo, visto che già
dispongono di un rimborso di 25 mila euro mensili, a farsi un'assicurazione privata.

Non si capisce perché questa 'mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola gestire direttamente dai Questori". "Secondo noi - aggiunge - basterebbe semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività dieci milioni di euro all'anno".Mentre  a noi   tagliano  sull'assistenza  sanitaria e  sociale  è deprimente scoprire che alla casta  rimborsano  anche massaggi e chirurgie plastiche private - è il commento del presidente dell'ADICO, Carlo Garofolini - e sempre nel
massimo silenzio di tutti.

E NON FINISCE QUI...
Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato
all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa € 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.
STIPENDIO Euro  19.150,00 AL MESE
STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese

INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00)  TUTTI ESENTASSE
TELEFONO CELLULARE gratis
TESSERA DEL CINEMA gratis
TESSERA TEATRO gratis
TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis
FRANCOBOLLI gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
PISCINE E PALESTRE gratis
FS gratis
AEREO DI STATO gratis
AMBASCIATE gratis
CLINICHE gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis
ASSICURAZIONE MORTE gratis
AUTO BLU CON AUTISTA gratis
RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).
Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di
contributi (41 anni per il pubbico impiego)
Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti),
più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera. (Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio)

La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.
La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !!
Si sta promuovendo un referendum per l' abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari............ queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i massmedia rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani......
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Storia di un fallimento annunciato
Nella vita capita a tutti di commettere errori. Si spera sempre che non siano gravi, che non siano importanti e che, possibilmente, siano rimediabili. A volte ci si rende conto di averli commessi solo a distanza di tempo ma, in tutti i casi, l'aspetto importante è ammettere, almeno con sé stessi, l'errore commesso e capirne le ragioni, se non altro per non ripeterlo in futuro.

Il primo passo per capirne le ragioni è non barare, non cercare di autogiustificarsi a tutti i costi: sarebbe voler fuggire da una verità che ci sta davanti e che, per quanto antipatica e a volte perfino umiliante, rimane una verità. Non la si dovrebbe mai temere, la verità, perché dovrebbe essere la linea guida della nostra vita.

Non si costruisce nulla sulla menzogna e sull'inganno, se non edifici con le fondamenta di sabbia, edifici che prima o poi si sgretolano e mostrano al mondo il nostro inganno.

Se tutto ciò vale per la vita individuale di tutti i giorni, a maggior ragione dovrebbe valere per chi ha una vita pubblica, chi riveste una carica pubblica e parla ed opera per la comunità.

Purtroppo sappiamo tutti che non è così, che anche chi si impegna in attività pubbliche, seppur ha iniziato con le migliori e più oneste intenzioni di questo mondo, prima o poi si trova a poter scegliere la via dell'inganno, della mezza verità o della menzogna intera, pensando così di mantenere l'incarico pubblico facendosi benvolere dalla gente.

Tutta gente da condannare ??  Da ardere sul rogo ??  Ma per carità, non generalizziamo e cerchiamo di rimanere seri: al loro posto avremmo forse tenuto gli stessi comportamenti, fatto le stesse scelte o, comunque, non possiamo avere la certezza che non l'avremmo fatto.

Discorso diverso per chi, dall'esterno, guarda, valuta ed esprime giudizi.

Discorso diverso perché chi non si trova ad essere direttamente coinvolto nelle vicende, dovrebbe avere una visione più serena degli eventi, una capacità di giudizio maggiore rispetto agli attori.

Quando ciò non accade, per le più diverse ragioni, allora il problema rischia di ingigantirsi, di debordare e, magari, perpetuarsi. E' chiaro che ad ogni livello di responsabilità, compete anche un diverso potere decisionale, tuttavia credo che si possa affermare che l'esprimere giudizi e valutazioni, è cosa diversa, svincolata dalle responsabilità perché maggiormente legata alle competenze ma anche e soprattutto alla necessità di poter agire in prospettiva futura, magari lasciando andare qualcosa dell'oggi pur di costruire qualcosa di utile per il domani.

Chi ha delle responsabilità che possono determinare un migliore o peggiore sviluppo futuro, ha certamente un impegno gravoso, ma anche la possibilità di fare delle scelte coraggiose, lungimiranti, che garantiscano davvero l'andamento positivo del percorso intrapreso.

Quando ci sono spaccature, si deve avere il coraggio per togliere di mezzo le cause di quelle rotture, perché se non si rimuovono e si fa la scelta di schierarsi con una fazione, il risultato è scontato, inevitabilmente scontato.

Si deve avere il coraggio di guardare in faccia gli eventi, considerare come si sarebbero potuti modificare con scelte diverse, capire se era proprio inevitabile o se l'arroganza ha giocato qualche brutto scherzo.

A volte gli scherzi ce li giocano i cattivi consiglieri, persone che abbiamo sempre considerato amiche e che ci raccontano bugie che ci inducono ad errare, coì come  volte siamo noi stessi ad essere abbagliati da un "amore" fuori luogo che ci impedisce di vedere con chiarezza gli eventi e giudicarli con obiettività.

Di sicuro rifiutarsi di fare queste analisi, nascondendosi dietro il filo d'erba del "basta polemiche" è una delle scelte meno intelligenti che si possano fare.

pubblicata da Carlo Sangalli il giorno martedì 17 maggio 2011 alle ore 13.51

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La protesta dei genitori sabato a Ponte
No depliant patinati ma internet a scuola


Un rappresentante del Comitato Genitori di Ponte San Pietro ha inviato un'email in redazione per segnalare una diversa visione con l'Amministrazione comunale su come devono essere spesi i soldi pubblici: non un depliant patinato ma il collegamento internet a tutti i plessi scolastici. Ecco il testo della lettera quasi integrale.

«A ogni richiesta che avanziamo noi genitori all'Amministrazione per i bisogni della scuola, la risposta è sempre la stessa: "Non ci sono soldi". E si è costretti a scendere a compromessi se non si vuole rinunciare completamente alla richiesta stessa. Proprio per questo, visto che crediamo nella scuola e riteniamo che vada sostenuta, ci siamo messi in gioco come Comitato Genitori e ci siamo mossi, organizzando vendite di torte per finanziare alcuni progetti scolastici».

«In questi giorno è stato distribuito alle famiglie dall'Amministrazione un libretto di una trentina di pagine interamente a colori intitolato "Comune di Ponte San Pietro, Bilancio mandato 2006-2001" che è costato a noi cittadini 10.932 euro (di sola stampa e distribuzione, come comunicato dall'ufficio segreteria). Con questa cifra, per esempio, si poteva fornire il collegamento internet a tutti i plessi scolastici del comprensorio per 9 anni circa (cosa che è stata negata dall'Amministrazione e che stiamo cercando di sovvenzionare come genitori per un anno)».

«Vista la scelta che è stata fatta dall'Amministrazione di distribuire un libretto a colori pieno di foto al posto di un bilancio di fine mandato stampato semplicemente su carta normale, come genitori e cittadini non intendiamo stare zitti e vogliamo fare sentire la "nostra voce". Si invitano tutti i genitori quindi a presentarsi in municipio per riconsegnare il libretto in segno di sdegno e di protesta sabato 16 aprile alle 10».

L'Eco di Bergamo - 14 aprile 2011 Cronaca




 Protesta precaria

Quattro milioni di precari e i relativi otto milioni di genitori avrebbero dovuto invadere oggi, 9 aprile 2011, tutte le piazze d’Italia per protestare contro una situazione che non permette loro di avere un futuro “certo”. Quattro milioni di giovani e meno giovani che non si possono permettere la costituzione di una famiglia e quattro milioni di famiglie che non riescono a vedere i loro figli intraprendere la strada del lavoro e dell’autonomia.

Mi sarei aspettato piazze stracolme, giovani e genitori infuriati, esasperati dal “conflitto quotidiano” sulla sopravvivenza, genitori stanchi di vedere i propri figli diplomati e laureati barcamenarsi nel mondo “schiavista” del precariato, senza alcuna tutela previdenziale e sanitaria.

Si, e pur vero che in qualche città importante qualche migliaio di persone hanno sfilato e urlato il loro disagio, ma il panorama complessivo era abbastanza “desolante”. E’ altrettanto vero che da qualche intervista si sono levate proteste per  gli stipendi da fame che costoro percepiscono, accompagnati da qualche nonno animato ancora da qualche vecchio ricordo delle “proteste operaie” degli anni sessanta; ma gli altri dov’erano ? Al bar a degustare l’Happy hours del sabato? Nelle Agenzie turistiche a prenotare l’weekend pasquale ( da fonti di Agenzie giornalistiche prenotazioni aumentate del 20 % rispetto allo scorso anno ) ?

Questa è la nostra Italia, che mugugna, tifa per le “rivoluzioni” arabe del mediterraneo ma che non è capace nemmeno di scendere in piazza pacificamente per chiedere maggior giustizia e maggior riconoscimento dei propri diritti costituzionali.

Articolo 1 : L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro.
Potremmo chiedere di modificarlo:
L’Italia è una repubblica fondata sul precariato !

PS.: Nel frattempo la disoccupazione giovanile è salita al 29 %. Sono le "riserve" prossime future del precariato. Qualcuno si frega le mani !

Gallicus
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La leggerezza degli “ideali”.

 
Sono sempre più meravigliato dalla  leggerezza con cui  i partiti modificano i propri “ideali” , fondamento della loro stessa nascita ed esistenza.

Alcuni punti fondamentali che li distinguevano l’uno dall’altro e dai quali scaturiva l’adesione anche elettorale, sono diventati  “optional”  e, in molti casi, completamente dimenticati e ribaltati.

In ogni democrazia ho sempre visto una giusta contrapposizione tra “destra” e “sinistra”, conservatori e progressisti con differenti visioni dello Stato e della Società.

IL “bizantinismo”  della politica italiana ha sovvertito, mescolato, ridotto in “ricordo obsolescente”  tale distinzione con giustificazioni  irrisorie e strumentali .

Avreste mai pensato ad una proposta di alleanza tra sinistra ex comunista e destra ex fascista ( avanzata da esponenti del PD e irrisa da Fini )?

Avreste mai immaginato i socialisti, sia pure nei loro diversi “abiti” ,allearsi e condividere la gestione dello Stato con i nuova forzisti di Storace?

Avreste mai pensato che i “Laici repubblicani”, eredi di quel partito che fu di Mazzini prima che di Ugo La Malfa, Visentini, Gualtieri, potesse mettersi al servizio di un Silvio Berlusconi, faccendiere e palazzinaro super miliardario. Un partito che aveva nel “Dna”  la cogestione dei lavoratori nelle fabbriche, le case del popolo, l’etica laica e politica di Lussu, Calamandrei e  Leo Valiani! E dopo il recente dibattito congressuale decidessero di allearsi ( in futuro ) con il “terzo polo” composto dai “talebani” democristiani e dai “finiani”.

Gli esponenti dei partiti si lamentano che tra l’elettorato serpeggia la disaffezione per la politica, per la partecipazione alla gestione della “Res pubblica” , e non si rendono conto che sono loro i principali motivi dello smarrimento dei cittadini e del loro rifiuto al coinvolgimento.

Mentre nel  nostro Paese si discute sui pro e contro del sistema elettorale ( maggioritario – proporzionale – semi proporzionale – alla francese – alla tedesca ) non ci si accorge che non sono le modalità elettorali a dare la possibilità di scelta al cittadino, bensì  la coerenza con cui le forze politiche si presentano.

Sino a quando mancherà la “chiarezza” e la “coerenza” dei partiti politici la forbice,, che separa l’opinione pubblica dalla partecipazione politica diverrà sempre più ampia e preoccupante  a vantaggio degli “imbonitori” venditori di un paradiso che non esiste !
La zanzara

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Il pericolo della fine dell'Unita' d'Italia

pubblicata da Ferdinando Imposimato il giorno venerdì 28 gennaio 2011 alle ore 10.35


Una trappola per molti ignari cittadini. Il federalismo secessionista lede il dovere di solidarietà (art.2), aggrava la pressione tributaria per tutti, crea scuole razziste e classiste al Nord e incrementa corruzione e criminalità.

Nel   150° anniversario dell'Unità d'Italia, mentre la pubblica opinione  è distratta dagli scandali  che coinvolgono il premier e umiliano  l'Italia,  si sta verificando paradossalmente  la  spaccatura in due  dell'Italia  per effetto della riforma federale. La  riforma fiscale, che fu  sostenuta da quasi tutto il Parlamento,   sembra una trappola per  molti ignari cittadini. Il terzo decreto  attuativo  dà a  Sose SPA  (insieme a Istat e a  Ragioneria dello Stato) il compito di fissare  i fabbisogni standard   degli enti locali nelle loro funzioni fondamentali.  La questione dei  fabbisogni è l'architrave  del federalismo fiscale. Dalla loro  determinazione dipenderà la  tutela dei diritti sociali.  E' assurdo  che il decreto  sottragga al Parlamento  e  deleghi ad una  Spa e  all'Istat la  individuazione dei fabbisogni  e dei livelli delle prestazioni concernenti  i diritti  sociali dei cittadini: il diritto alla  scuola, alla salute, al lavoro.  Con la violazione del dovere di  solidarietà  sociale
( art  2  ), a scapito degli enti locali delle  aree più deboli .

Non solo. Il neo presidente di  Rete Imprese Italia, Giorgio Guerrini, che raggruppa due milioni di  piccoli imprenditori, lancia l'allarme. In un'intervista all'ANSA  adombra il rischio, che per noi è certezza,  che il federalismo  si  traduca in un aggravarsi della pressione tributaria per tutti i  cittadini. I decreti  produrranno un aumento della pressione fiscale  a livello locale. In Italia  secondo i dati dell'ultimo documento  OCSE, il rapporto tra tasse locali e prodotto interno lordo è  passato dal 2,9 per cento del 1990 al 16,1 del 2008, contro una media  europea  del 12,4 per cento. I calcoli diffusi dalla CGIA di Mestre   confermano che i cittadini italiani pagano un prezzo alto al fisco  locale: 1233 euro a testa. La dilatazione delle assunzioni  clientelari si trasforma in un ulteriore aggravio fiscale per gli  esangui contribuenti italiani. Roma è tra i primi posti tra i comuni  più tartassati dai tributi locali. Inoltre il federalismo fiscale   consentirà ai comuni anche  di sbloccare quest'anno le addizionali IRPEF ferme al 2008. E le Regioni potranno portare dal 2015  l'addizionale dall'attuale '1.4 per cento al 3 per cento per i  redditi sopra i 28.000 euro. Possibilità di aumento anche per l'IRAP  su cui le Regioni avranno ampi spazi di manovra.  Queste le fosche  prospettive del federalismo fiscale .

Intanto il distacco del Nord dal resto dell'Italia sta avvenendo in modo  irreversibile. Il primo colpo, è bene ricordarlo,  venne dalla  riforma del Titolo V, che attribuì  alle Regioni competenza  legislativa concorrente con lo Stato  in materie di rapporti  internazionali con l'UE,   lavoro,  istruzione e  sanità. ( art 117  Cost ). Una vera follia!   I  risultati della legislazione  concorrente in materia di istruzione si sono visti con lo spettacolo  desolante del comune di Adro, il cui sindaco leghista ha preso  iniziative razzistiche e  lesive della unità nazionale. A parte  la  bandiera della lega nella scuola,  egli  ha deciso che  "Se il genitore non paga, l'alunno non mangia a scuola e se ne  torna a casa". Una misura che colpisce  gli immigrati e i senza  reddito, anche se bravi a scuola. E a questa decisione  Bossi,  Berlusconi e soci hanno reagito con un'alzata di spalle. Come hanno  fatto dopo la inaugurazione della scuola tappezzata di emblemi  leghisti e intitolata ad un fondatore della lega Nord senza  consultare l'autorità scolastica locale.  Nemmeno la bandiera  italiana all'inaugurazione della scuola per sottolineare la  prevalenza dell'identità locale su quella nazionale. L'ultimo  episodio di queste   scelte dissennate   è il divieto di alternativa  al  “menu padano” nella mensa scolastica.  Solo un   analfabeta  come Umberto Bossi poteva ispirare tale cretinata , che  danneggia  i  meno abbienti. A Lazzate, in Brianza, (Lazzzàa comune della  Padania, si legge sul cartello) le strisce pedonali sono verdi e le  vie si chiamano Pontida, Padania, Carroccio, Sole delle Alpi e roba  del genere. L'osteria ha preso l'impegno con il comune che per  vent'anni non può servire pizza né couscous, ma solo cucina  lombarda.  Episodi che  indicano una strategia politica precisa che  va verso  secessione e  barbarie.

La modifica del  titolo V, voluta da De Mita, D'Alema e da  Giuliano  Amato,  subì   nel 2004 le critiche di   Giuliano Vassalli. Che espresse “antipatia  profonda  per la riforma del 2001 del centrosinistra”, parlando  “di manovra elettoralistica varata,  con scarsa maggioranza, a favore  del federalismo”. E auspicò  di  “ rinvigorire la legislazione  esclusiva dello Stato  su materie su cui la competenza non è  frammentabile”. E   concluse: “ la riforma del 2001 ha  necessità  di essere ripensata funditus ” .
 
Altrettanto critico fu il giudizio dell'allora    onorevole  Giorgio Napolitano, che  chiamato in causa per avere  promosso la commissione  De Mita , cui subentrò D'Alema,  ammise nel  predetto convegno di volere “ rafforzare i poteri del  Primo  Ministro”  ma trovò “orripilante”  la nuova formulazione dell'art  117. Rafforzando i poteri del premier, Berlusconi sarebbe rimasto  40 anni con  effetti irreparabili.

Uguale critica feroce espresse il  costituzionalista Mauro Ferri, che osservò “quando la  Costituzione cominciava a funzionare, si  è cominciato a volerla  cambiare con le varie commissioni. ... della bicamerale D'Alema  meglio non parlare, meglio non esprimere giudizi su quello ( di  negativo) che uscì fuori da quella bicamerale” tra cui “il  famigerato premierato”, che poi per fortuna cadde,  e “ il  famigerato titolo V del 2001”.

Sulla stessa linea  il  costituzionalista Augusto Barbera “ la riforma del titolo V ha già  prodotto non pochi danni  alla governabilità del Paese”.

Nonostante queste critiche aspre e  il contenzioso Stato-Regioni che sommerge la Corte,   Giuliano Amato ha dichiarato il 14 gennaio 2011 all'Accademia dei Lincei   che “la  svolta federale in atto servirà a superare la incompiutezza della  unificazione italiana”. Un trasformista  braccio destro di Craxi  che  mira alla Presidenza della Repubblica con l'appoggio del  centrodestra e di Bossi.

Il federalismo  accettabile è  solo quello solidale. Convinti, con Ciampi, che “per  diffondere    in Europa un  generale benessere, maggiore  giustizia sociale, un più  alto livello di democrazia” , il federalismo    richiede  “cultura politica, accresciuto impegno civile di amministrati ed  amministratori, nuovo patriottismo, regionale, nazionale ed europeo. ”  Ma  Ciampi riconobbe  che la nascita delle Regioni  era  una  delusione:  non avevano saputo  evitare “ costosi doppioni”,   una “proliferazione burocratica, dannosa per lo sviluppo di ogni  regione”, ed -io aggiungo - una crescita di corruzione e  crimine  organizzato. La mafia continua a gestire   le risorse destinate alle  regioni  provenienti dallo Stato e dall'UE . Come confermano   Commissione Antimafia e  DNA.

Parlando  del federalismo non  dimentichiamo che Bossi e premier mirano allo  stravolgimento della Costituzione, già tentato nel 2005. con  Senato Federale,  Corte Costituzionale e   federalismo fiscale. Il  senato Federale,  approvato  dal Parlamento    nel 2005 , fu   bocciato  dal referendum popolare.  Giuliano Vassalli ammonì che  esso  realizzava   il predominio del Senato federale sulla Camera ed  era“Un  istituto ibrido, incomprensibile in più punti” .  La Lega vuole un  Senato federale  con  poteri  più ampi  di quelli  della Camera.  E il potere di eleggere 4 membri della Corte  Costituzionale,  mentre  alla Camera ne resterebbero  solo 3, (oggi  ne spettano cinque al Parlamento in seduta comune). Con l'aumento dei  giudici di nomina politica,  la Consulta non sarebbe  il giudice  imparziale delle leggi, ma un organo della maggioranza. E dunque non  in grado di dichiarare la incostituzionalità delle leggi approvate  dalle  maggioranze di centro destra e di centrosinistra, a partire  dal lodo Alfano. Al Senato spetterebbe un groviglio di competenze,  tra cui un potere di veto  sui rapporti internazionali, tutela  e sicurezza sul lavoro, istruzione,  ricerca scientifica e  tecnologica, salute,  finanza pubblica  e del sistema tributario,   art 117 3 comma Cost.  Un guazzabuglio che porterebbe alla paralisi  del Parlamento ed alla disgregazione del Paese.

Farraginoso   era il sistema escogitato dalla Lega per disciplinare i rapporti tra  Camera  e Senato federale nella formazione delle leggi.  Una riforma   per aumentare i conflitti. In  realtà la Lega tende   alla secessione morbida del Nord  dal resto  dell'Italia.  Una conferma della incidenza negativa del federalismo   sullo  sviluppo  viene dalla Corte dei Conti che ha denunziato,  nel 2009 e  2010  che la corruzione dilaga essendo divenuta una tassa immorale  e  occulta,  pagata dai cittadini, pari a 50-60 miliardi di euro  all'anno . “Un fenomeno che ostacola  nel Sud, gli investimenti  esteri”.  Nella classifica della corruzione, tra le prime cinque  regioni, - afferma la Corte- ce ne sono quattro  nel sud :  Sicilia  (13% del totale delle denunzie), Campania (11,46%), Puglia ( 9,44 ),   Calabria (8,19) preceduta dalla Lombardia con il 9,39 del totale  delle denunce. A questo si aggiunge l'aumento della spesa corrente del 4,5% (stipendi e pensioni),  un costo insopportabile per la  collettività.

D'altra  parte, guardando ad Adro e Lazzate, capiamo che il federalismo   tende    a proteggere gli interessi particolari della lega contro  quelli dei cittadini delle altre regioni d’Italia e contro gli  stranieri.    E a  intaccare  settori   quali  scuola e  sanità. La  scuola  non  sarà  più luogo del confronto pluralistico  di giovani   di  diverse culture, etnie e religioni ma  quello in cui la  formazione  si frantumerà  nelle varie regioni  a seconda delle  diversità religiose ed etniche, con il vanificarsi  della speranza  di costruire una comune  cittadinanza  democratica  secondo i  principi di solidarietà e tolleranza.

Nella sanità  saranno   avvantaggiate le Regioni  più ricche   di fronte alle regioni più  povere meno garantite rispetto ad un bene primario quale è  il  diritto alla salute.  Ciò  lederebbe la idea unitaria dello Stato  pensata dai padri costituenti quale “forma  fondamentale di  solidarietà umana”.   Il  parlamento nazionale, che  legifera  su  diritti e libertà fondamentali dei cittadini, sul lavoro, sulla  indipendenza dei magistrati, sul pluralismo della informazione, sui  sistemi elettorali e sui conflitti di interesse, perderebbe la sua  centralità e la sua  libertà.  Il solo effetto positivo dello  scandalo che travolge il Premier è- speriamo- l'affossamento del  federalismo.

La situazione  politica
Mentre la stampa  dedica decine di pagine alla telenovela  Ruby-premier, eventi gravi come  la guerra in Afghanistan e la morte dei soldati italiani, la  vicenda delle trattative  tra Stato e mafia,  volute per consentire   la nascita del regime, e la verità sui responsabili  delle stragi   sono quasi del tutto  oscurate. La morte  dell'alpino Luca Sanna    colpito da un  talebano  nella base di Baia Murghab  è stata   relegata dai media nelle pagine interne. I giornali  sono  a caccia  delle telefonate osè delle  presunte amanti del premier.   E tuttavia, tentiamo una breve analisi della situazione.  Il capo  del governo è  più che mai abbarbicato alla poltrona di premier e  trova   nuovi adepti, pronti a vendersi al migliore offerente pur di  non lasciare  gli scranni in parlamento. Ma il  destino  del  Capo  sembra segnato dal nuovo atteggiamento di Umberto Bossi. Che non gli  offre il sostegno di sempre.  Anzi lo invita a non attaccare i  giudici e  gli  chiede perentoriamente  il varo del federalismo.  Salvo a scaricarlo subito dopo l'approvazione dei decreti. Se ciò  non avverrà in tempi brevissimi,  la Lega, forte delle previsioni  che la vedono  in ascesa,  andrà  lo stesso alle elezioni  anticipate. Il disegno di Bossi è chiaro: ingoiare quest'ultimo  rospo per non pregiudicare il cammino del federalismo secessionista. E subito dopo liberarsi dell'alleato scomodo indifendibile  di fronte  al popolo di Pontida puntando alle urne per un nuovo sicuro balzo in  avanti. 

Ma   sembra difficile che il premier  riesca  a  varare le riforme sulla  giustizia che  lui annuncia ogni giorno. Un attacco alla giustizia  sarebbe insopportabile anche per  i leghisti.

 Ferdinando Imposimato - 27/01/2011
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L'arroganza non ha limiti

In merito all'articolo in oggetto, pubblicato dal Blog, non mi meraviglia la risposta della signora Sindaca. Ha dimostrato in più occasioni la sua "indisponibilità" all'ascolto delle esigenze dei cittadini di Ponte San Pietro.

Non sono bastate le petizioni, le "invocazioni". le denunce alla Provincia e alla Regione sulle sue inadempienze. Come si dice: "Usa obbedir tacendo e tacendo morir". Quello che emerge è il sospetto che in questo suo testardo atteggiamento di "chiusura" sia determinato da "incofessabili interessi" mai smentiti dai fatti e che lasciano i cittadini perplessi sulla trasparenza dei suoi "atti amministrativi" con la "compiacenza della Giunta comunale.

Per dissipare tali dubbi, ogni Amministratore dovrebbe sentirsi in dovere di presentarsi in pubblico e "battersi" per far comprendere su quali argomenti si basino le sue scelte.







Rifiutarsi di utilizzare tali "strumenti democratici" è il segno inoppugnabile di "supponenza" e dileggio dei propri sostenitori, in particolare, ma altersì dei cittadini in generale.

Gallicus

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"Rimbocchiamoci le maniche e scommettiamo sull'onestà"

Un cittadino di Cenate Sopra lancia un appello per il 2011: tutti insieme i cittadini che credono nell'onestà puntino sul rispetto delle regole e sulla valorizzazione della Costituzione italiana.



Un cittadino di Cenate Sopra lancia un  appello per il 2011: tutti insimee i cittadini che credono nell'onestà puntino sul rispetto delle regole e sulla valorizzazione della Costituzione italiana.

La crisi economica e sociale è stata pagata e la stanno pagando le classi più deboli e principalmente i giovani (la disoccupazione giovanile è alle stelle), nonostante abbiano ottima preparazione culturale e professionale. Poi la pagano altamente i lavoratori dipendenti, pensionati e le piccole imprese in crisi. Per i lavoratori dipendenti troppo precariato, troppa incertezza e insicurezza per il proprio futuro, poca dignità della persona sui posti di lavoro.

Pensionati che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, con pensioni veramente da fame. Piccole imprese in crisi che non riescono a mantenere in piedi la propria azienda, non trovano aiuti finanziari dalle banche per poter andare avanti e sono costretti a chiudere.

Servizi socio assistenziali che vengono tagliati in conseguenza alle scelte fatte del governo, diminuiti drasticamente i finanziamenti, agli enti locali, Regioni, Province e Comuni.
Lasciatemelo dire, lavoratori dipendenti e pensionati, pagano le tasse interamente come prevede la legge, bene, ma vorrebbero che tutti facessero come loro, per pagare meno.

Chi non paga le tasse è uno speculatore, un fuori legge, mette la mani nelle tasche di chi è più povero di lui e di chi è onesto.
Cari cittadini dobbiamo tutti insieme portare avanti un grande progetto, per liberarci dalle mafie, delle corruzioni e delle illegalità, di educazione al rispetto delle regole, alla legalità, dalle istituzioni nazionali, regionali, comunali, associazioni, movimenti, mettersi veramente con impegno, responsabilità, dalle scuole di ogni ordine e grado, alle parocchie, ai sindacati, al mondo del volontariato. L'ONESTA' è un valore vero, troppo importante, bello e di alta civiltà.

Con più controlli fatti da chi di dovere, con più onestà, entrerebbero più soldi nel bilancio dello Stato, che poi si potrebbero investire per migliorare i servizi, in parte anche per rilanciare lo sviluppo e l'economia. Servirebbe anche a mettere nelle tasche dei più deboli , ai lavoratori dipendenti e pensionati qualche soldo in più, che ne avrebbero estremamente bisogno.
Poi avviare piccole opere e lavori socialmente utili in tutti i comuni d'Italia: tutte queste cose si possono iniziare a fare da subito.

Cari cittadini diamoci una mossa, abbiamo il dovere di reagire e darci da fare, come punto di riferimento solido, abbiamo la nostra magnifica Costituzione italiana, che è sicuramente una delle più belle del mondo, garantisce diritti e doveri ad ogni cittadino, diritto alla salute, alla scuola, per tutti i cittadini in eguale misura, diritto alla cultura, al sapere , alla ricerca , diritto dovere al lavoro, il dovere di rispettare le leggi e tanti altri diritti doveri.

Lor signori che stanno al governo, dovrebbero guardare meglio i principi universali della nostra Costituzione e pensare meno al potere e ai propri interessi, ed ascoltare di più le richieste dei cittadini e dei loro bisogni. Dobbiamo noi cittadini rimboccarci le maniche, non solo per difenderla la nostra bella costituzione, ma per farla applicare, consolidare e migliorare. Un invito ad essere tutti più protagonisti nella vita democratica del nostro paese, partecipare, fare, progettare. Costruire progetti per migliorare i servizi, sanità, scuola, assistenza, previdenza, sicurezza sul lavoro e in ogni luogo. Poi abbiamo il dovere di adoperarci per lasciare l'ambiente migliore di come l'abbiamo trovato, ai nostri figli, nipoti e alle future generazioni.

Allora io dico, studenti, disoccupati, lavoratori dipendenti, pensionati, cittadini, uniti per costruire progetti obiettivi da portare avanti in tutte le direzioni, internet, tv, radio, giornali, manifestazioni civili e pacifiche, per far crescere la cultura solidale, di uguaglianza, di giustizia sociale, lavoriamo per costruire progetti per il bene comune, dei cittadini della nostra bella Italia. Costruire una cultura dei diritti doveri e di valori veri, con l'obiettivo da raggiungere un futuro più giusto, un mondo migliore, dove tutti si possa vivere un po' meglio.

Francesco Lena - Cenate Sopra

Bergamonews - Mercoledi 29 Dicembre 2010

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