giovedì 26 gennaio 2017

27 Gennaio Giorno della Memoria

Poesia di Primo Levi
Se questo è un uomo
 

 

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

Dei cinquanta milioni di morti nella seconda guerra mondiale, sei milioni furono gli Ebrei sterminati nei campi di concentramento nazisti: uomini e donne, vecchi e bambini di quasi ogni paese d' Europa trovarono la morte nei «lager», dopo inaudite sofferenze e, pochissimi furono i sopravvissuti. Primo Levi nell'introduzione al suo libro autobiografico Se questo è un uomo (da cui è tratta anche la lirica qui presentata) afferma: «Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenore di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli».


Levi, dunque, ebreo e partigiano e perciò doppiamente inviso ai nazisti grazie alla sua «fortuna riesce a sopravvivere all'incubo del «lager»; ma, perché questa esperienza di totale disumanizzazione, di perdita di ogni dignità e identità umana non debba mai più, per nessun individuo al mondo, ripetersi è necessario, dice Levi che tutti sappiano che cosa ha significato essere prigioniero nei lager nazisti e mai, mai lo dimentichino, pena le più terribili maledizioni.

mercoledì 25 gennaio 2017

Il sindaco: “Quella svastica l’ho voluta io, per ricordare i crimini nazisti”


Dopo le polemiche sullo striscione con tanto di svastica per promuovere un'iniziativa per la Giornata della memoria, il sindaco Zirafa prende su di sé ogni responsabilità e respinge le critiche.

“La svastica sull’immagine l’ho voluta mettere io e mi prendo tutte le responsabilità legate a tale azione”: queste le parole del sindaco di Ponte San Pietro Marzio Zirafa. Parole che intendono chiudere una polemica scatenatasi qualche giorno fa in seguito alla protesta di un lettore di Bergamonews, in cui si evidenziava la presenza di una svastica sullo striscione che campeggia sul ponte sul Brembo per promuovere un’iniziativa legata alla Giornata della Memoria

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Il primo cittadino ci spiega come la sua scelta sia fortemente legata all’evento organizzato dal Comune: “Non c’è alcuna intenzione di promuovere un’apologia del nazismo, nemmeno di inneggiare ad esso, semmai è il contrario. La svastica è stata aggiunta proprio per ricordare i crimini dei nazisti e per legare la storia che verrà raccontata durante l’evento al contesto storico in cui è ambientata”.

La manifestazione si rivolge alle scuole e, attraverso uno spettacolo teatrale in cui si racconta la storia di un ragazzino a cui viene regalata la possibilità di vedere le gare olimpiche, vuole mostrare come le ideologie naziste sono state umiliate anche con una semplice vittoria sportiva.

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L’intenzione principale resta comunque quella di non dimenticare ciò che è accaduto e ciò spiegherebbe l’uso di tale simbolo : “Questo è un simbolo storico e per questo non dovrebbe far più paura. Sono passati settant’anni da quel momento, per cui sarebbe anche ora di far i conti con il proprio passato”.
A rafforzare l’iniziativa del sindaco l’appoggio di una azienda israeliana alla preparazione dello spettacolo e la disponibilità da parte del direttore di essa a raccontare ai ragazzi delle scuole medie la storia della propria famiglia sfuggita dal dramma del genocidio.

Quel simbolo ha creato nei giorni scorsi dubbi e dissidi, come la presa di posizione della comunità ebraica di Milano: resta l’intenzione di non dimenticare un tragico evento qual è stata la Shoah.


Bergamonews - 25 gennaio 2017