sabato 30 aprile 2011

Mozzo, per i tunisini cena dopo le tensioni

Promossa per stasera in oratorio dal curato e dai giovani del paese
Ancora tensioni a Mozzo per la presenza di alcuni tunisini senza fissa dimora
Ieri episodi di insofferenza a margine degli eventi per il 25 Aprile

L'amministrazione comunale – con la coesione di tutti gli schieramenti politici – getta acqua sul fuoco, ma tra i residenti di Mozzo si avverte una certa tensione per la presenza da alcuni giorni sul territorio di almeno una trentina di tunisini che dormono in ricoveri di fortuna e non hanno un posto dove mangiare e lavarsi, nonostante siano muniti di un regolare permesso di soggiorno temporaneo per restare nel nostro Paese almeno sei mesi.

Piccoli episodi di insofferenza si sono registrati ieri a margine delle commemorazioni del 25 Aprile celebrate in paese. «Stiamo lavorando per raggiungere una soluzione più rapida possibile per l'accoglienza dei tunisini provenienti da Lampedusa – spiega il sindaco Silvio Peroni – operando in sinergia con le tutte le forze politiche del paese». Dopo le scritte xenofobe comparse sui muri della Dorotina nei giorni scorsi, si sono registrati nuovi segni di intolleranza nella mattinata di ieri, culminati con un'aggressione verbale nei confronti dello stesso sindaco. «Sono stato aggredito verbalmente da un giovane che non conosco – racconta il primo cittadino che cerca però di minimizzare l'evento – e come unica risposta alle sue ingiurie gli ho semplicemente detto di imparare l'educazione».

Secondo le ricostruzioni, il giovane si sarebbe presentato nella sede comunale dopo le celebrazioni per la Festa della Liberazione a piedi scalzi, chiedendo che venissero donate anche a lui un paio di scarpe e un posto di lavoro, essendo disoccupato da due anni. Un riferimento all'impegno del sindaco per l'accoglienza dei tunisini presenti in paese e il dono ad alcuni di scarpe perché non ne erano muniti. «È solo un provocatore – commenta seccato il sindaco – che sfrutta la situazione per creare scompiglio e far parlare inutilmente di sé».

Tensioni per il 25 Aprile
Un episodio isolato, ma purtroppo non l'unico verificatosi durante la mattinata di ieri. Infatti, al termine della Messa celebrata davanti al Monumento degli Alpini per ricordare la Liberazione d'Italia, alcuni giovani hanno scatenato un diverbio piuttosto acceso in piazza Trieste. L'oggetto del contendere, ancora la presenza dei tunisini. Toni accesi e qualche gesto violento di troppo, che però non ha richiesto l'intervento delle forze dell'ordine.

Conferma dell'episodio arriva dal consigliere di minoranza Marco Locatelli (lista «Insieme per Mozzo») e dal capogruppo del Pdl Walter Stacchetti: «I fatti mi sono stati riportati, quindi non so nulla con precisione» spiega quest'ultimo, ma dalle voci pare che la piazza sia stata teatro di scontri fra fazioni giovanili di opposizione e di difesa verso gli immigrati tunisini presenti nel paese. «Serve una soluzione per calmare gli animi dei giovani – precisa Stacchetti –che rischiano di essere la fascia psicologicamente più colpita da queste vicende».

Proprio ieri pomeriggio gli stessi Marco Locatelli e Walter Stacchetti si sono resi protagonisti di un gesto solidale nei confronti di 12 tunisini bisognosi. «Abbiamo deciso di offrire un primo aiuto a queste persone bisognose – spiegano i due –accompagnandoli agli spogliatoi degli impianti sportivi dell'oratorio dove hanno potuto lavarsi». A questa prima istanza di aiuto, però, ne seguirà una seconda, promossa dal curato di Mozzo, don Andrea Pedretti: «Con l'aiuto di alcuni giovani abbiamo organizzato per stasera una cena per gli immigrati in oratorio. Una pastasciutta per conoscerci». Un momento di integrazione a cui parteciperanno tutti i gruppi politici, oltre al sindaco.

Cristiano Gamba - L'Eco di Bergamo - Domenica 01 Maggio 2011 CRONACA, pagina

mercoledì 27 aprile 2011

I tunisini a Mozzo sognano la Francia

«In patria le frustate, qui la libertà»
Il viaggio degli immigrati dall'Africa a Bergamo. Fahrat, 28 anni, ha il corpo pieno di cicatrici
Hajrak: sul barcone in 53, ma 4 sono morti in mare. Mabrouk: ho lasciato 3 bimbi nel mio Paese

Il costato di Farhat porta impressi i segni indelebili delle conseguenze della ribellione al regime di Ben Ali ed è quasi surreale osservarlo mentre si solleva maglietta e felpa qui, all'imbocco del sottopasso della Dorotina di Mozzo: su petto, schiena, pancia, braccia non si contano le cicatrici fresche. Sono decine. «Tutte frustate – racconta in un italiano stentato –. Mi ha preso la polizia tunisina fedele al regime durante le sommosse popolari di qualche mese fa e mi ha fatto questo. Ma ho ottenuto la libertà e ora sono qui».

Farhat Gharmoul ha 28 anni e riesce, nonostante tutto quello che ha passato, a sorridere: viso smagrito sotto una coppola nera, racconta di essere contento di trovarsi ora in Italia, lontano da quello che ha dovuto sopportare. Purtroppo, però, anche dalla sua famiglia. Il suo sogno – spiega – è ancora a metà, perché lui, come gli oltre trenta suoi connazionali che da ormai diversi giorni si trovano a Mozzo, vorrebbe in realtà andare in Francia a lavorare. Oggi alcuni dei tunisini che bazzicano Mozzo andranno a Milano a ritirare il permesso di soggiorno temporaneo. Non nascondono di attendere il giorno dopo con trepidazione e mostrano la ricevuta con la prenotazione del documento.
Altri il permesso – «per motivi umanitari» c'è scritto – ce l'hanno già. «Con questo possiamo andare in Francia», confidano.

Nel frattempo, però, si sono concentrati alla Dorotina di Mozzo, dormendo in luoghi di fortuna. Ieri pomeriggio è stato demolito un vecchio stabile di 25 metri quadrati in un campo alla periferia del paese, nel quale avevano trascorso la notte ben 16 tunisini.
«Era l'unico posto al coperto, adesso dove andremo? – si chiedono perplessi –. Siamo in settanta. Siamo regolari, è vero, ma nessuno ci aiuta». In realtà i tunisini che sostano a Mozzo sono tra i 20 e i 40, a seconda degli spostamenti, a piedi, tra Bergamo e Ponte San Pietro.
«Quattro di noi morti in mare»
Uno di loro si chiama Hajrak: 29 anni, la faccia sveglia. Racconta volentieri la sua storia, simile a quella di tanti suoi connazionali. È la storia che l'ha portato fino in Italia, nella Bergamasca, assistendo a una tragedia: «Sono partito dalla Tunisia il 5 marzo con un barcone: eravamo in 53, ma siamo arrivati a Lampedusa in 49. Quattro sono morti in mare. Siamo partiti alle 8 di sera e la traversata è durata 20 ore filate».

Hajrak si batte un pugno al petto velocemente: «Venti ore di paura, c'era il mare mosso, onde enormi. Più volte la barca si è riempita d'acqua. In uno di questi momenti in quattro sono morti e sono finiti in mare. Io ho pagato 1.500 euro per il viaggio: era tutto quello che avevo messo da parte in Tunisia. Arrivati vicino a Lampedusa siamo stati affiancati dalla motovedetta della Guardia di finanza: ci hanno subito soccorso. Anche al centro di prima accoglienza ci hanno trattato bene, poi dopo 9 giorni ci hanno portati a Catania con l'aereo e, da lì, ci siamo spostati verso il Nord con il treno».

Paura dei controlli? 
 «No perché quando mostriamo il permesso temporaneo ci lasciano stare». L'obiettivo di Hajrak è arrivare in Belgio, dove vive la sorella Benthanouna, vent'anni più grande di lui. «L'Italia è davvero bella, ma io sogno di fare il giardiniere e avere una famiglia là», confida. I suoi anziani genitori e un altro fratello sono rimasti in Tunisia: sapevano della sua intenzione di venire in Europa, ma non ha più avuto modo di avvertirli del suo arrivo in Italia: «Ormai siamo a Bergamo da 20 giorni – sottolinea –: ci ha aiutato un po' la Caritas, ma ci manca da mangiare. Per quattro giorni non ho messo niente in bocca».

«Penso ai miei tre bambini»
Patito per la fame è Mabrouk, 35 anni, dimagrito di dieci chili in un mese, da quando ha lasciato in Tunisia la moglie e i loro tre bambini di 1, 3 e 7 anni, e ha cominciato questo viaggio verso l'Europa: «In Tunisia non c'era più da lavorare, ma io voglio fare qualcosa per mantenere la mia famiglia. Penso sempre a loro». Viso smagrito e camicia verde militare, Mabrouk mostra un vecchio cellulare con la sim card di una compagnia tunisina: «Non posso nemmeno chiamare a casa – spiega amareggiato –, ma soltanto ricevere le telefonate. In queste notti abbiamo dormito dove capitava: sdraiati per terra nei campi, oppure sulle colline attorno a Bergamo».

Ma perchè così tanti tunisini si sono concentrati proprio nella zona di Mozzo? Un interrogativo al quale nessuno risponde: probabilmente l'arrivo in paese dei nordafricani nasce dal passaparola tra connazionali. «Ci conosciamo un po' tutti e qualcuno è pure parente», spiegano, facendo capire che i contatti in zona li hanno con altri tunisini arrivati qui in precedenza: dopo averli raggiunti, però, questi non hanno potuto garantire loro un posto dove dormire.

Così hanno cominciato a bivaccare: girano spaesati nelle strade di Mozzo, ma tutto sembrano fuorché criminali. «La gente pensa che rubiamo per mangiare – dice Hajrak –, ma non è vero: siamo senza casa, ma comunque onesti». Uno di loro indossa però un paio di scarpe nuove di zecca. «Non sono mie – spiega –. Cioè, adesso sì. Ma non le ho rubate, anzi le mie le hanno rubate a me. Queste me le ha date il Comune».

Fabio Conti - L'Eco di Bergamo - Giovedì 28 Aprile 2011 CRONACA, pagina 27

Appuntamenti elettorali


Pubblichiamo gli appuntamenti elettorali della lista "Noi con voi per cambiare Ponte San Pietro", che sostiene la candidatura di Giacomo Rota.

Segnaliamo anche i quattro incontri che vivremo con la cittadinanza e durante i quali presenteremo il nostro programma elettorale:
- Mercoledì 27 aprile, c/o la sala della biblioteca di Via Piave a Ponte S.Pietro alle ore 20,30.
- Venerdì 29 aprile, c/o il centro polifunzionale UFO per i cittadini del Villaggio Santa Maria, alle 20,30.
- Il 5 maggio, c/o il centro ricreativo pensionati di Locate, alle 20,30.
- Il 13 maggio, sempre alle 20,30 c/o il palazzo comunale di Via Garibaldi.

"Vivremo con entusiasmo e attenzione tale momento di confronto col cittadino, perché sarà costruttivo e concorrerà alla definizione finale delle necessità e priorità. Invitiamo i cittadini ad intervenire e conoscere il candidato sindaco Giacomo Rota, perché il voto è qualcosa che deve essere affidato consapevolmente e ognuno deve farsi carico responsabilmente del futuro che sceglie di avere.
Qualora vogliate darne informazione, siamo presenti anche su FaceBook con una pagina pubblica denominata "Lista civica NOI CON VOI PER CAMBIARE PONTE S.PIETRO".




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Gli appuntamenti elettorali della lista "Idea Comune"
       
In vista delle prossime elezioni comunali la lista civica IDEA COMUNE con candidato sindaco PINUCCIO ROTA invita i concittadini agli incontri pubblici per la presentazione del programma elettorale e della lista dei candidati:

- Giovedì 28 aprile ore 20,45 presso il Centro Anziani di via Don Allegrini a Locate.
- Mercoledì 4 maggio ore 20,45 presso Sala civica di via Garibaldi (sotto il municipio)
- Venerdì 6 maggio ore 20,45 presso la sala civica di via Piave (sopra la biblioteca)
- Giovedì 12 maggio ore 20,45 presso il centro polifunzionale Ufo (Villaggio S. Maria)

Alla presentazione dei candidati e del programma amministrativo seguirà un dibattito/confronto con i cittadini.

BergamoNews Mercoledi 27 Aprile 2011

martedì 26 aprile 2011

Da vicesindaco a Brembate Sopra a candidato sindaco a Ponte San Pietro

Giacomo Rota si prepara ad affrontare, da ex leghista, le elezioni comunali.


"Anch'io via dalla Lega Ormai è un partito bulgaro"

“La Lega Nord? E’ diventato un partito bulgaro. Comandano due persone e gli altri portano il secchio dell’acqua”.

Baciato dal oltre vent’anni dal Sole delle Alpi, ora Giacomo Rota si prepara ad affrontare, da ex leghista, le elezioni comunali a Ponte San Pietro. Una sfida senza bandiere alle spalle, forte solo della sua lista e della ventennale esperienza in qualità di sindaco e poi vicesindaco di Brembate Sopra. Ha lasciato il partito prima che il partito facesse lo stesso con lui.

Dimissioni da vicesindaco, dimissioni dal Carroccio, candidatura a Ponte: tutto in 48 ore. L’obbiettivo principale della sua candidatura è far tornare Ponte San Pietro il “capoluogo dell’Isola”.

"Le posso dire una cosa? Ponte è rimasta agli anni ottanta, se non prima. Per lavoro passo quattro volte al giorno e mi rendo conto che quello che una volta era un punto di riferimento non lo è più. Ha perso tutti i primati di servizi e strutture. Era un paese all’avanguardia, oggi non c’è nulla in termini di servizi sociali, scuole, disabili, anziani. Certo, colpa anche dei mancati trasferimenti da parte dello Stato. Ma ridursi così…”.

Lei ha detto che mancano le strutture. Però molti accusano proprio Brembate Sopra, paese di cui lei è stato vicesindaco fino a due settimane fa, di aver "scippato" il poliambulatorio proprio a Ponte.

“Io non ho scippato proprio niente a nessuno. Non è certo colpa di Brembate Sopra. Il poliambulatorio era sotto il vincolo della Regione da dieci anni, lo sapevano tutti, doveva essere messo a norma prima. C’erano dei piani ben precisi, non attuati, e alla fine sono stati obbligati a chiudere. Se dopo dieci anni  non si fa niente…”.

Quali sono gli altri problemi di Ponte che lei intende risolvere? Ci dica qualche punto del suo programma elettorale.

“Qualche punto molto semplice: l’apertura del municipio il sabato mattina. L’ottimizzazione del servizio informativo online. Poi la gestione delle scuole. La realizzazione della piazza del Comune vivibile e funzionale, con un parcheggio interrato di 200 posti. Una cosa molto importante, che voglio sottolineare: no al supermercato nella zona interscambio. Dobbiamo salvaguardare i commercianti di Ponte. La pavimentazione dei vialetti del cimitero. Nel 2011 e non è possibile che un disabile o una mamma con il passeggino non possano andare al cimitero. E poi tanti altri che mostrerà nel dettaglio ai cittadini di Ponte San Pietro con tanti incontri”.

Lei si è dimesso da Brembate Sopra, non dalla presidenza di EcoIsola. Come mai?

“Quella è una Spa, il mandato scade il 10 maggio. I soci, cioè i Comuni dell’Isola valuteranno il da farsi. Non dipende da me. E poi io sono l’unico presidente di società della zona che non prende un euro nemmeno di rimborsi spese”.

Passiamo ai risvolti politici della sua candidatura. La Lega non l’ha presa benissimo, anzi.


“Sapevo già di questo trattamento. L’espulsione era automatica, infatti io mi sono dimesso prima. La mia tessera non vale più, anche se resto un convinto federalista. Le dirò di più, la Lega va anche bene come principio. Ma in questo partito purtroppo non c’è più una base di confronto, di democrazia, mi sembra diventato un partito bulgaro. Comandano due persone e gli altri portano il secchio dell’acqua”.

Non le manda a dire insomma, nonostante la sua ventennale militanza nel Carroccio.

“Sono stati fatti troppi errori. La Lega ha mandato a casa Craxi e poi è diventata pure peggio: infila ovunque parenti, amici, figli, nipoti. Il sistema è lo stesso. Io credevo nella Lega che predicava via le doppie cariche, via le province, via i rami morti. Invece qui si creano dei rami per sistemare i parenti. Ah, comunque in minima parte sono ufficialmente leghista: ho ancora un pezzo di prato di Pontida che ho comprato anni fa per salvarlo dalla cementificazione. Magari andrò a reclamare i miei dieci metri quadrati a Calderoli (sorride)”.

I suoi ex colleghi leghisti, avversari alle elezioni a Ponte, non risparmiano forti critiche.

“Per fortuna siamo in un paese libero. Non possono dire che io rubo a loro i voti, anche perché da che mondo e mondo i voti non si rubano. Loro hanno governato con Pozzi, poi alle ultime elezioni non sono stati nemmeno in gradi di presentare una candidatura. Io, a differenza loro, sono stato eletto nel 1991 e fino a due settimane fa ero vicesindaco a Brembate Sopra. Hanno la coda di paglia, io non ho rubato niente a nessuno”.

BergamoNews  - Mercoledi 27 Aprile 2011

lunedì 25 aprile 2011

Mozzo, spuntano scritte razziste contro i tunisini

Foto di repertorio

Un gesto di intolleranza e di stupidità, a Mozzo, dopo l'arrivo dei gruppi di tunisini che si sono insediati in paese nelle scorse settimane.
Tra la notte di sabato 23 e la mattina di ieri, ignoti hanno imbrattato con scritte xenofobe il passaggio pedonale del Tombotto (via degli Alpini), che collega la Dorotina Alta con il centro sociale del paese, scelto come dimora provvisoria dagli extracomunitari appena arrivati.
 
«Opera di qualche cretino»
«Questa è la reazione di qualche cretino sull'onda degli arrivi di sfollati nel paese – commenta seccato il sindaco Silvio Peroni (Lega-Pdl) –. I problemi sussistono, ma non trovo la necessità di queste ingiurie che faremo presto coprire». Dieci le scritte contenenti insulti e minacce: cinque sulla facciata di una casa privata in zona Dorotina Alta, quattro sui muri del Tombotto vicino al centro sociale e una sulla pavimentazione stradale, con inequivocabili riferimenti alla presenza degli immigrati nordafricani.
 
«Minacce di spacciatori?»
Ma c'è anche chi pensa che a tracciare quelle scritte intimidatorie siano stati dei delinquenti che sono soliti gestire attività di spaccio proprio nella zona del sottopasso. È quanto sostiene l'assessore leghista Elvio Beltramelli: «Lo spray nero con cui sono state fatte le scritte è lo stesso usato dagli spacciatori del paese per comunicare. Ora con la presenza dei tunisini e i controlli delle forze dell'ordine vedono minati i loro profitti. E hanno reagito con le scritte minacciose». Tra le quali ce n'è anche una che se la prende con il centro sociale: «Chiusura centro sociale, o sarà guerriglia».
 
L'ospitalità di Rifondazione
Sulla situazione interviene anche il consigliere di minoranza Marco Locatelli, che avverte: «C'è forte preoccupazione tra gli abitanti, bisogna trovare una soluzione immediata, ma non sarà facile». Intanto il segretario del gruppo Lega Nord, Mario Cattaneo, prende decisamente le distanze da questi episodi di razzismo: «Condanniamo senza riserve queste intimidazioni. Ci schieriamo con la popolazione, e interverremo a favore della loro incolumità; l'ammistrazione vuole tutelare il paese e chi lo abita».
 
Nel frattempo, a Bergamo, 15 immigrati tunisini hanno trovato ospitalità nella sede provinciale di Rifondazione comunista, dove sono stati allestiti locali per dare loro rifugio notturno. A garantire la gestione logistica del ricovero è l' associazione Brigate di solidarietà. Dai vertici provinciali di Rifondazione arriva anche la richiesta al prefetto Camillo Andreana di «attivarsi per approntare soluzioni di accoglienza rispettose della dignità delle persone».

Cristiano Gamba - L'Eco di Bergamo - Martedì 26 Aprile 2011 CRONACA, pagina 24

Il 25 Aprile a Bergamo a difesa di Costituzione e Magistratura



"La nostra Costituzione non può essere cambiata, ce lo impongono i morti per la Resistenza che abbiamo celebrato poco fa al cimitero" ha sottolineato Salvo Parigi, presidente dell'Anpi.

Gli attacchi alla magistratura, la riforma della Costituzione, il ruolo della donna, l’immigrazione e i tagli alla scuola pubblica sono alcuni dei temi che sono entrati nei discorsi per le celebrazioni del 66° anniversario della Liberazione. Si è calato quindi nell’attuale dibattito politico la celebrazione del 25 Aprile.

Il corteo è partito alle 10.15 da piazzale Marconi a Bergamo, accompagnato dalla banda di Mapello, dai quattro gonfaloni dei Comuni di Albino, Nembro, Paladina e Villa d’Adda e da centinaia di persone, ha sfilato lungo viale Papa Giovanni XXIII fino a giungere in piazza Vittorio Veneto.

Davanti alla Torre dei Caduti e al monumento al partigiano sono state deposte corone di alloro da parte del sindaco di Bergamo Franco Tentorio, del prefetto Camillo Andreana, del consigliare regionale Maurizio Martina, del presidente del Consiglio provinciale Roberto Magri e del presidente del Comitato bergamasco antifascista Carlo Salvioni.
“La nostra Costituzione non può essere cambiata, ce lo impongono i morti per la Resistenza che abbiamo celebrato poco fa al cimitero – ha sottolineato Salvo Parigi, presidente dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia aprendo i discorsi celebrativi –. La democrazia e la Repubblica in Italia sono nati dall’esperienza della Resistenza, quella Resistenza che ha battuto il nazifascismo e batterà nel futuro ogni forma di dittatura simile. Se nel Paese aleggia una certa indifferenza, si sappia che quando si andranno a discutere attorno a un tavolo certi temi, gli italiani non mancheranno di far sentire la propria voce per difendere la libertà".

A ricordare il ruolo delle donne nella Resistenza è stata Marcella Messina che, dopo aver ripercorso in alcuni passaggi l’impegno delle giovani partigiane, ha esortato le donne di oggi a battersi contro le ingiustizie. “Penso alle donne che insegnano nelle scuole e che devono far fronte alle offese e ai tagli all’Istruzione – ha affermato Messina – alle madri con figli diversamente abili che si vedono ridurre le ore di sostegno per i propri figli, alle donne migranti che si devono battere per non essere considerate di serie B, alle giovani che hanno dei contratti di lavoro precario e che per questo sono penalizzate nei loro progetti di vita, e ancora alle donne che hanno perso il lavoro e che si trovano con un welfare inadeguato ad affrontare le loro esigenze”.

Un parallelo tra Risorgimento e Resistenza è stato invece tracciato da Carlo Salvioni, presidente del Comitato bergamasco antifascista. “Centottanta dei Mille che seguirono Garibaldi erano bergamaschi, perlopiù giovani – ha evidenziato Salvioni –. Partirono volontari perché avevano raccolto quel senso di libertà e di riscatto che la società di allora aveva seminato con i moti carbonari. Anche oggi dobbiamo batterci perché certi principi e valori sui quali si fonda la nostra Italia non vengano mai meno”. Salvioni ha sollecitato una riflessione più ampia per affrontare con “il giusto sguardo della solidarietà e della civiltà il tema dell’immigrazione, che non si risolve con i respingimenti e con l’isolazionismo comunitario”.

Poi il presidente del Comitato bergamasco antifascista è partito in difesa della magistratura. “Abbiamo assistito nei giorni scorsi ad attacchi demenziali contro l’autonomia della magistratura, attacchi che sono arrivati persino a paragonare le procure alle Brigate Rosse - evidenzia Salvioni – un’offesa a chi ogni giorno si batte perché la Legge sia uguale per tutti e perché ci sia una società più giusta”. Infine ha lanciato un appello in difesa della Costituzione: “La Costituzione si può cambiare – ha ammesso Salvioni – ma non si può stravolgere. Una riforma non può decostituzionalizzare le regole e gli equilibri sui quali si fonda la democrazia”.

DAVIDE AGAZZI - BergamoNews -Lunedi 25 Aprile 2011

domenica 24 aprile 2011

Tunisini allo sbando, è allarme

Un centinaio sono arrivati nelle ultime due settimane a Mozzo, Curno, Treviolo e Ponte San Pietro
Cittadini preoccupati. Scattano i controlli dei carabinieri: decine scappano spaventati, 36 identificati

Non è ancora allarme sociale, ma poco ci manca: a Mozzo, Curno, Treviolo e Ponte San Pietro nelle ultime due settimane sono arrivati, a gruppi, circa un centinaio di tunisini sbarcati a Lampedusa tra il 1° gennaio e il 5 aprile, la maggior parte dei quali in possesso del permesso di soggiorno temporaneo, valido sei mesi.
 
Cittadini preoccupati
La presenza degli immigrati si è intensificata a tal punto che da metà settimana la stazione dei carabinieri di Curno è stata tempestata di telefonate di cittadini allarmati: una ventina negli ultimi tre giorni, conferma il comandante della stazione Biagio Mondì. Le zone in cui, probabilmente attraverso il passaparola, si sono concentrati i tunisini sono la Marigolda di Curno, via San Zenone a Curnasco di Treviolo, l'Isola al confine con Ponte San Pietro e soprattutto Mozzo, al cimitero, in discarica e nella zona del Golf Indoor.

Mozzo è stata scelta dalla maggior parte degli immigrati come dormitorio: a decine hanno trovato riparo sotto il viadotto vicino al cimitero. Un luogo dove si ammassano in condizioni igieniche non idonee, cucinando con bombole di gas da campeggio e dormendo su vecchi materassi e coperte trovate in discarica. La prossima settimana, in accordo con il sindaco di Mozzo Silvio Peroni, il tunnel sarà bonificato e sigillato con cemento o inferriate.

Il blitz dei carabinieri
La preoccupazione dei cittadini, l'aumento di furti e piccoli episodi di criminalità (anche se per il momento non ci sono denunce a carico di tunisini) hanno portato i carabinieri a intervenire: dalle 22 di venerdì alle 5 di ieri una trentina di militari di tutte le stazioni, guidati da quella di Curno e del Nucleo operativo di Bergamo, hanno controllato le zone dei quattro comuni in cui erano stati segnalati i tunisini. Gli stessi militari non si aspettavano di trovarsi di fronte a un numero così alto di immigrati: si è scatenato un fuggi fuggi generale e alla fine ne sono stati identificati 36. Ventitrè avevano il permesso di soggiorno temporaneo, gli altri 13 sono stati portati al comando di via delle Valli e fotosegnalati: 12 sono stati quindi invitati, avendone i requisiti, a recarsi in questura entro 5 giorni per ottenere il permesso di soggiorno temporaneo, mentre uno solo è stato denunciato per violazione della Bossi-Fini.

Molti immigrati sono scappati alla sola vista delle divise, ma senza motivo: finché non commettono reati hanno tutti i diritti di restare sul nostro territorio. Si tratta di uomini giovani, tra i 25 e i 35 anni, completamente allo sbando, senza soldi né vestiti né un posto in cui andare, scappati dai centri di identificazione.

Aumento di piccoli reati
La preoccupazione dei cittadini deriva sia dall'alto numero di immigrati sia per l'aumento di piccoli reati. Al supermercato Carrefour di Mozzo, ad esempio, sono stati segnalati furti di generi alimentari, tanto che da ieri mattina è stato istituito un servizio fisso di vigilanza privata. Il cancello della discarica di Mozzo è stato forzato e i tunisini hanno portato via materassi, rottami per costruirsi ripari di fortuna, vecchi utensili e hanno scassinato i cassonetti della Caritas per prendere i vestiti. Alcuni dormono al cimitero e si lavano con le canne dell'acqua per riempire gli annaffiatoi. Altri sono entrati in un hotel per utilizzare i bagni.

Sono aumentati i furti sulle auto in sosta mentre venerdì pomeriggio un immigrato ha commesso atti osceni nel parco di via Diaz a Bergamo ed è stato inseguito e messo in fuga da un passante. Non si tratta di gravi episodi, ma la paura è che gli immigrati allo sbando possano essere reclutati da connazionali che vivono nella nostra provincia per commettere reati ben più gravi. Nel tunnel sotto il viadotto sono stati trovati e sequestrati diversi coltelli.

L'appello dell'Arma
I carabinieri invitano i cittadini delle zone controllate a non agire in modo impulsivo, ma a segnalare alle forze dell'ordine la presenza di gruppi di immigrati. Un appello anche nei confronti dei titolari di bar e locali pubblici a non somministrare alcolici a questi giovani, con l'intento di farli diventare clienti fissi. Si sono infatti verificati spiacevoli episodi in cui gli esercenti hanno offerto cibo e bevande agli immigrati con lo scopo di convincerli a tornare: sono al vaglio dei carabinieri pesanti provvedimenti nei confronti dei titolari di due bar di Mozzo.

Ieri pomeriggio una quindicina di giovani del centro sociale Pacì Paciana, accompagnati da un avvocato, si sono presentati alla caserma di Curno per avere notizie sulla sorte dei tunisini, ricevendo rassicurazioni: gli immigrati, dopo i controlli della notte scorsa, non hanno alcun obbligo e sono liberi di andare dove vogliono.


Katiuscia Manenti - L'Eco di Bergamo - Domenica 24 Aprile 2011 CRONACA, pagina 22