giovedì 25 aprile 2013

Salvioni (Bergamo Antifascista):provocazione da non sottovalutare



«Le vili scritte nazifasciste comparse sui muri di via Garibaldi a Ponte San Pietro, nella giornata di giovedì 25 aprile 2013, 68° anniversario della Liberazione, rappresentano l'ennesima provocazione di qualche disperato nostalgico in cerca di visibilità, ma non devono essere sottovalutate dalle autorità competenti, alle quali chiediamo di indagare con solerzia per l'individuazione dei responsabili e la conseguente denuncia alla magistratura».

«Condanniamo con fermezza quanto accaduto, che si collega purtroppo ad altri episodi simili avvenuti negli ultimi mesi a Lovere e al museo della Malga Lunga. Questi comportamenti non possono in nessun modo contestare o sminuire il significato della ricorrenza del 25 aprile che, anche quest'anno, nella nostra Bergamo, ha richiamato una grande partecipazione di popolo.»

Carlo Salvioni
presidente del Comitato Bergamasco Antifascista

L'Eco di Bergamo - 25 aprile 2013 Cronaca

mercoledì 24 aprile 2013

Qualcosa tipo una liberazione


Domani 25 aprile Anniversario della "Liberazione"
Grazie, partigiani
Nell’esporre la sua netta contrarietà all’esecuzione di «Fischia il vento e infuria la bufera» durante le celebrazioni del 25 aprile, il commissario prefettizio di Alassio ha spiegato agli ultimi, stupefatti partigiani che la festa della Liberazione è apolitica. Non me ne voglia Sua Eccellenza, ma fatico a trovare una festa più politica dell’abbattimento di una dittatura. Politica in senso nobile e bello, al netto degli orrori reciproci che purtroppo fanno parte di ogni guerra civile. 

Oggi il modo più diffuso per commemorare la Liberazione consiste nel rimuoverla, annegandola in un mare di ignoranza. Un signore ha scritto scandalizzato dopo avere udito all’uscita da una scuola la seguente conversazione tra ragazzi: «La prof dice che giovedì non c’è lezione». «Vero, c’è qualcosa tipo… una liberazione». Ma anche i pochi che sanno ancora di che cosa si tratta preferiscono non diffondere troppo la voce «per non offendere i reduci di Salò», come si è premurato di precisare il commissario di Alassio.

Una sensibilità meritoria, se non fosse che a furia di attutire il senso del 25 aprile si è finito per ribaltarlo, riducendo la Resistenza alla componente filosovietica e trasformando le ferocie partigiane che pure ci sono state nella prova che fra chi combatteva a fianco degli Alleati e chi stava con i nazisti non esisteva alcuna differenza. La differenza invece c’era, ed era appunto politica. Se avessero vinto i reduci di Salò saremmo diventati una colonia di Hitler.

Avendo vinto i partigiani, siamo una democrazia. Nonostante tutto, a 68 anni di distanza, il secondo scenario mi sembra ancora preferibile. Grazie, partigiani

Massimo Gramellini - La Stampa 24 aprile 2013