giovedì 2 giugno 2011



65 anni orsono l'Italia raggiunge la più alta e democratica forma istituzionale, votando per la "Repubblica". Ma ancora, a distanza di tanto tempo, non sono sopite le discussioni che mettono in dubbio il contesto storico e il metodo con cui si svolse la consultazione.

"Ma davvero vinse la repubblica? A 65 anni dal referendum che sancì il divorzio tra l'Italia e Casa Savoia, il suo risultato fa ancora discutere. I monarchici lo contestarono subito, parlando di brogli e lamentando che parte della popolazione era stata esclusa dalle urne. I supporters della corona non accettavano la sconfitta, anche perché avevano sperato molto sulla staffetta in zona Cesarini tra Vittorio Emanuele III, il re screditato degli anni fascisti, e Umberto II, sovrano più presentabile, che con Mussolini non era mai andato d'accordo.
Tutti i ricorsi dei monarchici per annullare il voto furono respinti dalla Cassazione; ma certi argomenti da loro addotti erano tutt'altro che banali. Uno, soprattutto: non tutti gli italiani avevano potuto votare. Infatti nel 1946 i confini post-bellici non erano stati ancora definiti e Roma non aveva riacquistato la sovranità su tre province (Bolzano, Trieste e Gorizia), amministrate dalle truppe alleate. Così altoatesini e giuliani non poterono votare. Idem migliaia di prigionieri che, 13 mesi dopo la fine delle ostilità, non erano ancora tornati a casa."

Queste le principali obiezioni che gli storici monarchici sollevarono per dimostrare la dubbia validità di una scelta che solo dopo 85 anni dalla proclamazione del Regno Sabaudo, pensionava la Corte Savoiarda e cancellava la “triste” connivenza di quest’ultima con il fascismo.

Tuttavia, prescindendo da queste dispute, la vittoria della forma istituzionale repubblicana consentì la successiva elaborazione e promulgazione delle “Costituzione”, una tra le più belle e complete tra quelle delle nazioni democratiche occidentali, anche se, purtroppo, non ancora completamente rispettata in tutti i suoi “Articoli”.

Oggi, forse ancor di più della ricorrenza del cento cinquantenario dell’Unità d’Italia, dobbiamo festeggiare la vera nascita di una nazione e delle principali “libertà” di cui godiamo e che devono essere difese da tentativi di sottovalutazione e revisionismo .

Difendiamo la Repubblica e difendiamo la  “Costituzione”.

Gallicus

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