65 anni orsono l'Italia raggiunge la più alta e democratica
forma istituzionale, votando per la "Repubblica". Ma ancora, a
distanza di tanto tempo, non sono sopite le discussioni che mettono in dubbio
il contesto storico e il metodo con cui si svolse la consultazione.
"Ma davvero vinse la repubblica? A 65 anni dal referendum che
sancì il divorzio tra l'Italia e Casa Savoia, il suo risultato fa ancora
discutere. I monarchici lo contestarono subito, parlando di brogli e lamentando
che parte della popolazione era stata esclusa dalle urne. I supporters della
corona non accettavano la sconfitta, anche perché avevano sperato molto sulla
staffetta in zona Cesarini tra Vittorio Emanuele III, il re screditato degli
anni fascisti, e Umberto II, sovrano più presentabile, che con Mussolini non
era mai andato d'accordo.
Tutti i ricorsi dei monarchici per annullare il voto furono respinti
dalla Cassazione; ma certi argomenti da loro addotti erano tutt'altro che
banali. Uno, soprattutto: non tutti gli italiani avevano potuto votare. Infatti
nel 1946 i confini post-bellici non erano stati ancora definiti e Roma non
aveva riacquistato la sovranità su tre province (Bolzano, Trieste e Gorizia),
amministrate dalle truppe alleate. Così altoatesini e giuliani non poterono
votare. Idem migliaia di prigionieri che, 13 mesi dopo la fine delle ostilità,
non erano ancora tornati a casa."
Queste le principali obiezioni che gli storici monarchici
sollevarono per dimostrare la dubbia validità di una scelta che solo dopo 85
anni dalla proclamazione del Regno Sabaudo, pensionava la Corte Savoiarda e
cancellava la “triste” connivenza di quest’ultima con il fascismo.
Tuttavia, prescindendo da queste dispute, la vittoria della
forma istituzionale repubblicana consentì la successiva elaborazione e
promulgazione delle “Costituzione”, una tra le più belle e complete tra quelle
delle nazioni democratiche occidentali, anche se, purtroppo, non ancora
completamente rispettata in tutti i suoi “Articoli”.
Oggi, forse ancor di più della ricorrenza del cento
cinquantenario dell’Unità d’Italia, dobbiamo festeggiare la vera nascita di una
nazione e delle principali “libertà” di cui godiamo e che devono essere difese
da tentativi di sottovalutazione e revisionismo .
Difendiamo la Repubblica e difendiamo la “Costituzione”.
Gallicus
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