venerdì 22 aprile 2011

«Il 25 Aprile, difendiamo la Costituzione»

Per la prima volta sarà l'avvocato Salvioni a tenere il discorso in piazza Vittorio Veneto
«La divisione dei poteri è in pericolo: i cittadini ci siano perché la Carta non vada stravolta»

«Il 25 Aprile ha sempre un grandissimo senso ed è ancora più attuale nel momento in cui esiste un pericolo non piccolo per gli equilibri tra i poteri sanciti dalla Costituzione. I cittadini devono esserci anche per dire con forza che questi equilibri non si alterano».

Il discorso
È l'appello di Carlo Salvioni. Quest'anno sarà lui a tenere il discorso celebrativo del 66° anniversario della Liberazione (lunedì dalle 10,45 in piazza Vittorio Veneto). Presidente del Comitato bergamasco antifascista e avvocato di professione, per la prima volta farà la parte che fu di Eugenio Bruni e Salvo Parigi. Salvioni è stato scelto anche come grande appassionato di storia del Risorgimento: è infatti presidente dell'associazione Amici del museo Storico e membro della Fondazione Bergamo nella storia. «Essendo il 150° dell'Unità d'Italia – anticipa – il discorso toccherà anche il rapporto tra il processo risorgimentale e la Resistenza nella nostra città e provincia». Due i cardini attorno a cui ruoterà l'intervento: la Costituzione del 1948, che ha consacrato i diritti universali e la divisione dei poteri; e il concetto di «identità».

La divisione dei poteri
«Qualsiasi attentato agli equilibri sanciti dalla Costituzione e il prevalere di un potere sull'altro – ribadisce Salvioni, in linea col presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – è un fatto profondamente negativo, che qualsiasi maggioranza, di destra, centro o sinistra, dovrebbe respingere. Sarebbe una follia tornare indietro verso forme totalitarie di Stato che non considerano la divisione tra i poteri». La Costituzione si può modificare (con le procedure che essa stessa prevede), «ma alterare gli equilibri tra i poteri è uno stravolgimento inammissibile e dannoso».

L'identità
L'«identità» è un altro tema centrale. «Riscoperto – ricorda Salvioni – negli anni Novanta dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dopo un periodo in cui esso era arrivato persino a nauseare e ci si ricordava di essere italiani solo per le Olimpiadi o il Campionato del mondo». Oggi è indubbio che ci sia una riscoperta del valore identitario. «Una riscoperta che ha anche sorpreso: basta pensare alla grande partecipazione alle manifestazioni del 150°, alla risposta dei bergamaschi alla visita del presidente Napolitano o alla giornata del 17 marzo, quando al museo Storico abbiamo registrato 1.700 presenze». Ma bisogna stare attenti ai suoi risvolti negativi: «Ad esempio lo ius sanguinis che dà diritto di cittadinanza solo a chi è figlio di italiani è un limite molto grande per un'Italia che sta invecchiando e ha bisogno di giovani per sperare e andare avanti».

L'antifascismo
In questo contesto serve ancora un Comitato bergamasco antifascista? «Il Comitato – ricorda Salvioni – è nato agli inizi degli anni Settanta, quando le istituzioni democratiche erano minacciate dalla politica stragista. Oggi non viviamo più questa grave tensione, però esistono altri problemi su cui vigilare: oltre alla minaccia alla divisione dei poteri, i razzismi e certi settori di estrema destra». Ecco perché, quindi, «certe provocazioni fatte per eccitare gli animi nella ricorrenza del 25 Aprile - come il disegno di legge costituzionale presentato da alcuni senatori del Pdl per abolire la XII norma transitoria e finale della Costituzione che vieta "la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista" - vanno
respinte nel modo più fermo. La nostra Costituzione nasce dalla lotta antifascista ed è antifascista. Il fascismo è stato una dittatura che ha umiliato gli italiani per 20 anni e gli italiani non ne vogliono più sapere».

Benedetta Ravizza - L'Eco di Bergamo - Sabato 23 Aprile 2011 CRONACA, pagina 22

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