giovedì 26 gennaio 2012

27 gennaio 2012 - Giornata della Memoria




Il campo di sterminio è stato organizzato fin dall’inizio per distruggere l’umanità dei deportati, oltre che sterminarli. E dalla testimonianza di Levi si può capire che i nazisti sono riusciti anche in questo, sebbene lentamente, togliendo al deportato tutto quanto possedeva, spingendolo a lottare per obiettivi a prima vista futili, ma indispensabili alla sopravvivenza.

Le persone erano vuote e come degli spettri si aggiravano nel campo seguendo la routine imposta dai nazisti. Dopo pochi giorni all’interno del campo i deportati rinunciavano già a ribellarsi o soltanto  guardare male una SS. Avevano compreso che l’unica cosa importante era mangiare quel poco che veniva distribuito. Di conseguenza cercavano di ingannare gli altri e di derubarli, non essendoci più posto né per la gratitudine né per il rispetto.

Ma è interessante notare come appena il campo venne abbandonato, i valori umani vengono recuperati velocemente. I nazisti, quindi, erano riusciti ad “animalizzare” l’uomo, ma allo stesso è bastato poco per ritornare indietro e recuperare le capacità di pensare, riflettere, essere generoso e provare gratitudine, che sono tipiche dell’uomo.

Se questo è un uomo

 “Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele  nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.”

(Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1976, p.1)

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