venerdì 16 dicembre 2011

«Il Formai de mut aiuta a prevenire i tumori»


Il Formai de mut dop dell'alta Valle Brembana potrebbe essere un valido presidio antiossidante, antiradicali e antitumorale.



Tali caratteristiche emergono dai primi risultati di una ricerca in atto sul noto formaggio altobrembano comparato con altri prodotti del Pavese e del Comasco.
Dati che dicono come il Formai de mut – soprattutto quello d'alpeggio – da un punto di vista salutistico, sia migliore. Fuori discussione, e da tempo, la gustosità del prodotto. Ora, come valore aggiunto per il Formai de mut, arriva pure la qualità terapeutica che non era stata ancora pienamente individuata.
Non un toccasana o un presidio terapeutico preventivo, ma sicuramente un buon coadiuvante nella lotta a malattie degenerative quali il Parkinson e l'Alzheimer. I primi risultati sono stati presentati nel corso di un incontro avvenuto nella sede della Comunità montana a Piazza Brembana, organizzato con la regia del tecnico Mives Ghidotti e dell'agronomo Beppe Stefanelli, presente Francesca Monaci, presidente del Consorzio di tutela del Formai de mut dop e ancora Alberto Mazzoleni, presidente della Comunità montana e di Orfeo Damiani, assessore comunitario all'Agricoltura. La ricerca in oggetto è compresa nel progetto «Cluster di eccellenza» voluto e finanziato dalla Regione Lombardia che ne ha affidato la realizzazione alla società Prodest e a un pool di ricercatori delle Università di Milano e Pavia e da altre istituzioni.
La ricerca è articolata in tre anni. Nella fase iniziale sono state sviluppate con esiti positivi le ricerche in vitro e nella seconda fase, ancora in corso, si sta sperimentando la validità dell'ipotesi in vivo su cavie che sono nutrite a formaggio. I primi risultati dell'indagine sarebbero più che incoraggianti. La terza fase comporterà la formulazione di protocolli e l'istituzione di un Centro di studi in valle, oltre all'ideazione di strategie di nuove forme di commercializzazione a valore dietetico e salutistico aggiunto. Entra da protagonista nella sperimentazione la Comunità montana di valle.
«Riteniamo interessantissimo questo lavoro – ha affermato il presidente Mazzoleni – e ci impegnano nella realizzazione del Centro studi considerato parte integrante e prioritaria del progetto, nella convinzione che ne deriverà beneficio, anche economico, per la valle».
«L'opportunità che ci si presenta – ha affermato a sua volta l'assessore Damiani – è troppo convincente e non la vogliamo trascurare. Per l'ennesima volta viene affermato che la produzione casearia della nostra valle, e va reso merito in proposito ai nostri produttori, è a doppia efficacia: gusto e terapia. Ora la conferma di questo valore aggiunto che va preso in piena considerazione».

Sergio Tiraboschi - L'Eco di Bergamo - Venerdì 16 Dicembre 2011 PROVINCIA, pagina 42

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